“Il gioco” della terapia si potrebbe descrivere in termini freudiani, ossia dove c’è l’Es metteremo l’Io; in termini junghiani il paziente incontrerà parti di sé: l’ombra, l’anima e l’animus; in termini adleriani il paziente inizierà a lavorare con il suo Sé creativo.

L’obiettivo della terapia
Oltre alla risoluzione del sintomo, il lavoro terapeutico ha in sé una finalità preventiva, di potenziamento delle capacità della persona di affrontare il futuro e di esprimersi nel suo contesto di vita, infatti le risorse che si attivano e si mettono in gioco per risolvere il sintomo, smuovono la globalità della persona. Il percorso di cura permette di agevolare l’accesso al sé creativo, che nei momenti di difficoltà e crisi fa fatica ad esprimersi.
La crisi la si risolve mettendo in circolo le potenzialità del paziente e mettendo il sintomo all’interno del funzionamento globale, non circoscrivendolo a quel presente in cui si manifesta.
L’obiettivo della terapia è destrutturare l’abitudine, rompere il ritmo che alimenta il sintomo. É faticoso operare un cambiamento, soprattutto perché il sintomo rientra in un funzionamento che serve a sostenere uno stile di vita.
Il ruolo del terapeuta
É necessario incoraggiare il paziente al cambiamento, incoraggiarlo a credere in una nuova possibilità, aiutarlo a immaginarsi un futuro e a rappresentarselo. Avere un fine funzionale, permette di stare più in armonia, a volte, invece, le finzioni sono aspettative irrealistiche.
Il terapeuta deve scardinare le porte chiuse del paziente, aprire possibilità di comunicazione, facendo fluire energie e risorse. Per fare questo terapeuta e paziente devono liberare il Sé creativo andando verso una maggior flessibilità, che diminuisce la paura dell’incertezza.
“L’analisi scioglie la coazione a ripetere; Medusa pietrificata. Libero da un passato paralizzante, il paziente potrà creare nuovi significati e riscrivere la propria storia. Si comprendono e rivisitano gli aspetti rimossi o negati e il passato si libera dal bombardamento delle immagini, sempre uguali, quasi pietrificate dalla coazione a ripetere. Si può andare oltre solo a ciò che si è ricordato, per trovare nuovi spazi ed energie nel presente e nel futuro. Creatività non è solo la possibilità di aprire spiragli al nuovo, opera, idea o interpretazione del mondo che sia. Il risultato che si prefigge il terapeuta è la ricreazione del mondo esterno e la rilettura degli oggetti interni, nell’ambito della relazione, dell’incontro.”
(L.Grandi “Amore e Psyche”)
Attraverso la relazione psicoterapeutica si sperimenta uno spazio di incontro, scambio e ascolto dell’immaginazione creativa e un terreno fertile per il suo sviluppo. L’intersoggettività, consentita dalla differenziazione tra terapeuta e paziente, favorisce le relazioni oggettuali e lo sviluppo del Sé.