Lo psicologo è un artigiano
Mi piace pensare che lo psicologo sia un artigiano, un artigiano dell’anima, questa immagine, al di là dei tecnicismi, è il modo in cui io vivo il mio lavoro.
Per “creare” qualcosa l’artigiano, lavora con le sue mani, trasforma la materia prima; allo stesso modo lo psicologo impara a lavorare con le sue emozioni e con quelle della persona che ha di fronte, insieme a lei. Questo delicato lavoro appare invisibile agli occhi e spesso è difficilmente comprensibile; bisogna avere pazienza per arrivare a vederne il prodotto.
Il lavoro vede impegnata la persona a riflettere maggiormente su se stessa, a fare ordine e chiarezza su quello che accade dentro di lei. Questo porta ad una consapevolezza che è necessaria all’accettazione di sé e, se la persona lo desidera, fondamentale per agire un cambiamento.
Jung diceva che è nell’incontro tra due persone che si crea la possibilità di fare conoscenza di sé e di utilizzare questa conoscenza per comprendersi. Da questo incontro nasce una relazione che diventa il fulcro del lavoro psicologico, il terreno su cui seminare.
La personalità è la materia prima
A differenza del fabbro o del falegname però, non si maneggia una materia inerte come il legno o la pietra, ma qualcosa di vivo, mutevole e complesso come la personalità umana. La personalità riassume la nostra storia di vita, l’educazione che abbiamo ricevuto, il nostro carattere. Possiamo semplicemente definirla come il modo, creativo e originale, che ognuno di noi ha trovato per potersela cavare nella vita di tutti i giorni. Lo psicologo cerca di armonizzare le voci che compongono la personalità, e aiuta la persona a dare forma ad esperienze ed emozioni a prima vista sgradevoli, paurose, intraducibili e prive di senso.